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Pubblicato da Guido Guidi il 4 Febbraio 2023

Aria, terra, acqua, il clima e il tempo non possono essere spiegati senza prendere tutto, ma proprio tutto in considerazione. E’ per questo che la temperatura media superficiale del pianeta (stimata) non può essere un buon tracciante delle dinamiche del clima, sebbene sia anche la maggior parte di quello che abbiamo.

Oggi voglio proporvi la lettura di un paper uscito da poco su una rivista della galassia Nature, Climate and Atmospheric Science. Eccolo:

Coupled stratosphere-troposphere-Atlantic multidecadal oscillation and its importance for near-future climate projection 

Si parla di come le oscillazioni multidecadali dell’Atlantico siano in relazione con il clima in modo molto significativo, attraverso variazioni che coinvolgono anche le dinamiche accoppiate tra stratosfera e troposfera e l’estensione dei ghiacci artici. Dinamiche che si sommano o sottraggono al trend di lungo periodo.

In pratica, secondo questo studio, stiamo andando incontro ad un rallentamento del riscaldamento e della diminuzione dell’estensione dei ghiacci.

Qui l’abstract (ndr qui tradotto): Il clima dell’emisfero settentrionale (NH) ha registrato diverse tendenze climatiche multidecadali invernali coerenti nella stratosfera, nella troposfera, nell’oceano e nella criosfera. Tuttavia, il quadro meccanicistico generale che collega queste tendenze non è ben definito. Qui mostriamo, utilizzando una simulazione climatica accoppiata transitoria forzata a lungo termine, che gran parte dei cambiamenti coerenti NH-multidecadali possono essere compresi in un quadro di accoppiamento smorzato stratosfera/troposfera/oceano-oscillazione. Il Northern Annular Mode (NAM) accoppiato stratosfera/troposfera e il raffreddamento stratosferico indotto da un’onda che si propaga verso il basso danno inizio a un rafforzamento termoalina ritardato della circolazione ascendente atlantica e delle gore extratropicali dell’Atlantico. Queste aumentano il trasporto di calore oceanico verso il polo, portando allo scioglimento dei ghiacci marini artici, all’amplificazione del riscaldamento artico e al riscaldamento atlantico su larga scala, che a sua volta dà inizio a una propagazione ondulatoria verso il basso del NAM e del riscaldamento stratosferico, invertendo così la fase di oscillazione. Questa variabilità accoppiata migliora le prestazioni dei modelli statistici, che prevedono un ulteriore indebolimento dell’oscillazione nordatlantica, un raffreddamento dell’Atlantico settentrionale e una pausa nel periodo invernale del ghiaccio marino nordatlantico-artico e della temperatura superficiale globale, proprio come negli anni 1950-1970.

Qui, una delle immagini più interessanti:

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L’ideale per una domenica che si annuncia piuttosto fredda…

Enjoy.

FONTE

ANNI SETTANTA: PAURA PER UNA MINI ICE AGE

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